Sanità, volontariato, guerra: il ruolo della donna
"Milizia", volontariato e lavoro
La Santa Milizia
Nel maggio 1916, al termine del primo anno di guerra, la Croce Rossa italiana pubblicò «La Santa milizia», un numero unico particolarmente curato, con diversi contributi, disegni e immagini a colori:
Il prestigioso fascicolo, un articolo lussuoso, si giustificava col proposito di raccogliere fondi a favore della “patriottica istituzione”. Molte pagine erano, infatti, dedicate alla pubblicità di prodotti, le altre alla sacralizzazione del conflitto.
Sulla commistione tra «milizia», volontariato, lavoro: il concetto di mobilitazione
Santa Milizia è il nome del numero unico della Croce Rossa italiana (pubblicato nel 1916), ma – più in generale – il riferimento alla milizia indica la confluenza dell’ambito assistenziale-sanitario in quello militare. Con la Grande Guerra, infatti, assumono sempre maggior rilievo le istanze di «livellamento, massificazione e trasformazione antropologica legate alle nuove condizioni della produzione, del lavoro e dell’esistenza sociale».
Quello di mobilitazione totale è un concetto che riguarda, infatti, «sia la quantità degli uomini, sia la qualità delle procedure», e che dalla guerra si prolunga verso il dopoguerra, «in un processo che sempre meno tollera assenze, diserzioni, deroghe».
Si possono cogliere numerose analogie tra le forme di organizzazione del lavoro e quelle di organizzazione della guerra: entrambe assolvono il compito di plasmare «l’uomo per renderlo adattabile ai nuovi meccanismi di distruzione su grande scala, trasformando nel contempo il rapporto uomo-macchina, individuo-massa». Questo vale, a maggior ragione per le donne, su cui si sperimentano meccanismi di inclusione-esclusione particolarmente invasivi e totalizzanti.
Cfr. A. GIBELLI, L’officina della guerra. La grande guerra e le trasformazioni del mondo mentale, Torino, 1998
Immagini di ambulanze tratte da «La Santa Milizia»