Sanità, carità, guerra
Professioniste e volontarie
Si assiste alla mobilitazione, in campo sanitario, di un importante apparato di mezzi e uomini: in Italia, solo al fronte furono allestite 453 unità sanitarie di cui 233 ospedaletti da campo da 50 letti, 174 ospedali da campo con 100 e 46 fino a 200.
I feriti trasportabili erano classificati in: gravissimi, gravi trasportabili per intervento urgente, gravi trasportabili a breve distanza, trasportabili a lunga distanza e feriti leggeri. La Croce Rossa mobilitò 3.487 ufficiali, 8.400 infermiere, 14.650 sottufficiali e truppa, 349 cappellani, 4.122 borghesi aggregati che si fecero carico di assistere 1.205.754 militari per un totale di giornate di degenza di 21 milioni. Le infermiere inviate al fronte furono 1.080.
Il numero delle infermiere citate si riferisce alle volontarie della Croce Rossa, ma in realtà altre istituzioni assistenziali del tempo fornirono personale sanitario (Società di Soccorso, Croce Bianca, Croce d’Oro, Croce Verde, Dame della Misericordia, etc.) per arrivare a un totale circa di 10.000 volontarie. A queste vanno poi aggiunte le infermiere religiose, le infermiere professionali e gli infermieri inseriti come personale militare.
Il numero delle infermiere professioniste era esiguo dato che, all’inizio della Grande Guerra, in Italia erano presenti circa una trentina di scuole, con una bassa affluenza ai corsi e un basso numero di diplomate (a Roma la Scuola San Giovanni nei suoi primi sei anni di vita – agli inizi del XX secolo – diplomò appena 11 infermiere; a Firenze la Scuola Regina d’Italia presso l’Ospedale Santa Maria Nuova chiuse dopo pochi anni per mancanza di allieve e la Regina Elena di Roma dopo il primo ciclo ebbe solo 17 diplomate).
Tra le cause, un diffuso analfabetismo, una selezione rigida che accettava unicamente donne nubili del ceto medio, e una visione organizzativa che non riusciva a definire la collocazione stessa delle diplomate nei contesti sanitari.
In merito al personale militare, la cui consistenza è difficilmente quantificabile, in maniera specifica all’interno delle cifre generiche relative alla truppa e ai sottoufficiali, il quadro è complesso. Molto spesso la qualifica di infermiere, portantino o aiutante di sanità era “estesa” a militari aggregati alle unità di soccorso in rimpiazzo momentaneo, o in funzione di inserviente o, come molto spesso accade nei teatri di battaglia, in convalescenza, in attesa di rientrare al corpo.