Per il commercio il lavoro dipendente è un soggetto intercambiabile: io lo licenzio oggi e domani ne trovo un altro fuori dalla porta, che dopo poco tempo fa la stessa funzione; un artigiano invece – proprio per la questione della manualità e delle conoscenze che dopo, di fatto, diventano la coscienza del lavoro – sa perfettamente che un dipendente non si forma in una settimana e che se perde un dipendente bravo a causa di tre mesi di sospensione legati alla crisi e lui va da un concorrente, gli crea un danno notevole dal punto di vista della capacità produttiva. Questo è un valore dell’artigianato importantissimo ed è dovuto al fatto che la preparazione professionale è una cosa che non è così semplice e immediata, e che la scuola professionale o l’apprendistato non riescono a dare.
La professione ti è cara perché ti è costata tempo. E poi c’è questa dimensione dell’elogio del lavoro fatto bene: non è la soddisfazione del commerciante, del compro e vendo, ma la convinzione che, se sono stato incaricato di una cosa, devo farla bene.
(a cura di Tiziana Faitini)